mercoledì 30 dicembre 2009

La pena di morte in Arabia Saudita [04]

Le persone provenienti da paesi in via di sviluppo del Medioriente, dell'Asia e dell'Africa come Siria, Yemen, Pakistan e Nigeria, sono particolarmente a rischio di esecuzione in Arabia Saudita. La loro è una posizione estremamente vulnerabile nella società, dove sono fortemente discriminati.

Sono due i fattori che alimentano questa situazione: i lavoratori stranieri sono più colpiti dalla segretezza e dalla sommarietà dei processi e hanno meno probabilità di ottenere il perdono; se arrestati, gli stranieri provenienti da determinate nazioni vanno maggiormente incontro alla possibilità di essere indotti a firmare confessioni con l'inganno o con la forza, essendo queste scritte in arabo, lingua che potrebbero non capire.

Gli stranieri sono di frequente torturati o comunque maltrattati e raramente hanno accesso all'assistenza del consolato, dei legali, di amici o familiari (che in molti casi non si trovano nemmeno nel paese). Questo tipo di isolamento fa si che, nella maggior parte dei casi, queste persone non abbiano alcun sostegno nel corso del processo e nella richiesta di commutazione o riduzione della pena.

lunedì 28 dicembre 2009

Momenti straordinari

Questo momento è stato straordinario. Ero lì, immobile e gelato, immerso in un'estasi orribile. Ma nel senso stesso di quest'estasi era nato qualcosa di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi formulavo la mia scoperta. Ma credo che ora mi sarebbe facile metterla in parole. L'essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l'esistenza non è la necessità. Esistere è esser lì, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre.

C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità.

Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l'altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea.

(Jean-Paul Sartre, "La nausea")

sabato 26 dicembre 2009

Revisionismi

Naturalmente, cuore di ogni revisione resta il giudizio sull'antifascismo, e cioè sulle idee fondanti della Repubblica Italiana. Qui si è manifestato con maggior vigore uno dei fenomeni che hanno accompagnato le fortune di Silvio Berlusconi: il "pentitismo" di non pochi esponenti, veri o presunti, della sinistra. Tra i sostenitori del premier si contano a dozzine gli ex comunisti, gli ex antifascisti, gli ex militanti dell'estrema sinistra. Nel campo del revisionismo storico, sono stati costoro a giocare un ruolo fondamentale.

Un caso tipico è quello del giornalista Giampaolo Pansa. Con un passato di antifascista, collaboratore del settimanale di sinistra (più un tempo che oggi) L'Espresso, si è specializzato in volumi, partoriti a getto continuo, sui "crimini" della Resistenza. La documentazione è dubbia o lacunosa, le imprecisioni sono innumerevoli, ogni episodio è isolato dal contesto. Ma ciò non conta, rispetto allo scopo; che non è rivalutare il fascismo, quanto fare tabula rasa di ogni sistema di valori e di ogni valutazione autenticamente storica, sostituita da una sorta di cronaca nera a posteriori.

Un sistema già adottato, da parte della sinistra moderata, nei confronti dei sommovimenti sociali degli anni '70, letti solo in base al concetto di legalità, strappati al quadro temporale, ridotti a fatti di interesse solamente giudiziario – fino ad approdare, nei casi peggiori, alle teorie cospirative che sono il surrogato, in ambito neoliberale, della filosofia della storia.

È triste dirlo, ma la "nuova destra" italiana non sarebbe mai sorta senza il concorso attivo della sinistra.

(Valerio Evangelisti, "L'autunno del patriarca")

giovedì 24 dicembre 2009

Dittatura del proletariato

«"Socializzeremo tutto, eccetto i barbieri"» disse Paolo Ferrero, esausto, posando l'AK 47 su un tavolo del Viminale. «È una frase bellissima. Lenin?» Chiese Oliviero Diliberto, mentre cercava di togliere la polvere dalla divisa grigio verde.
Alle sue spalle Marco Rizzo, suo eterno contestatore, stava posando con precauzione il bazooka. «Ma che stronzata. Lenin non si è mai occupato di barbieri. Sarà un altro teorico.»
«Infatti» sorrise Ferrero. «Si tratta di Mario Tanassi, segretario del Partito Socialdemocratico prima di Mani Pulite.»

«Perché i barbieri no?» chiese Diliberto.
«Tanassi rettificò durante una Tribuna Politica. Anche i barbieri erano da socializzare.»

Il dialogo si svolgeva mentre nelle strade si combatteva ancora. Le milizie del CPO Gramigna avevano ormai preso Montecitorio. Quelle del Crash di Bologna occupavano tutta l'area da ponte Milvio a piazza del Popolo. Il Vittoria di Milano presidiava la stazione Termini. Il colpo di Stato fascista era fallito, si combatteva in ogni città italiana. A tutti era chiaro che a Roma si svolgeva la battaglia decisiva, specie dopo la fuga del Papa ad Avignone.

Nei cortili giungeva il fragore delle fucilazioni. «Questo deve essere Gasparri, oppure La Russa» osservò Ferrero, rassegnato.
«No, è D'Alema» disse secco Ferrando, che entrava in quel momento. «Come ultimo desiderio ha chiesto di avere l'estremo rapporto carnale con Berlusconi. Non è stato possibile accontentarlo.»

Si curvarono tutti sulla carta geografica, come se potesse fornire chissà quali risposte. Ferrero guardò da sotto gli occhiali, che erano scesi sulla punta del naso, come sempre. La forma del suo naso era adatta allo scopo. «Adesso si tratta di realizzare il comunismo. Qualche idea?»
Fernando parlò con sicurezza. «A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità. È facile.»
«Facile?» Ferrero rialzò gli occhiali. Era la prima volta in vita sua che lo faceva. «Barbieri a parte, chi potrebbe gestire enormi complessi industriali? E le ferrovie? Le telecomunicazioni? Gli impianti siderurgici?»
«Forse dovremmo sentire Toni Negri» propose Sergio Bologna dal fondo della sala. «Lui aveva il merito di idee ben precise.»
Ferrero annuì. «Ottima proposta. Portatemi qua Negri. O magari Casarini.»
Ferrando assunse un'espressione desolata. «Fucilati tutti e due. Pochi minuti fa.»

«Ma perché?»
«Il comitato di salute pubblica li ha definiti deviazionisti. Sostenevano l'assimilazione degli ex ceti medi al proletariato.»
Senza dare nell'occhio, Sergio Bologna infilò la porta.

Ferrero sospirò e scartò la mappa. «Basta. Dobbiamo fare il comunismo. Siamo nella fase transitoria definita "dittatura del proletariato". Non c'è che lo Stato che possa gestire strutture produttive di grande ampiezza. È il socialismo. A ciascuno secondo il suo lavoro, da ciascuno secondo le sue capacità.» Guardò Ferrando. «Dico bene?»
«In teoria si» rispose il leader trotzkista «però sarebbe capitalismo di Stato. Nulla a che vedere con il comunismo.»
«D'accordo, però a chi faremo gestire i grandi impianti?»
«Si può pensare a soviet di lavoratori che eleggano il loro manager.»
«Per un periodo transitorio.»
«Certo, transitorio.»

Si fece avanti Marco Rizzo. «Se permettete, andrebbe individuato un capitalista che guidi mezzi di informazione, attività finanziarie, ma anche sistemi di comunicazione, gruppi assicurativi. Il soviet voterebbe per lui come primo manager, a larga maggioranza. Lo fecero anche in Russia, durante la NEP.»
Ferrero scosse il capo. «Non esiste un tipo così.»
«Sì che esiste» disse Ferrando. «Silvio Berlusconi.»
«Non l'hai già fucilato?»
«No. E lì in cortile che aspetta il plotone d'esecuzione.»
«Portalo qui subito!»

Poco dopo Berlusconi faceva il suo ingresso scortato da due guardie dell'Officina 99 di Napoli. Diliberto gli lanciò un'occhiata carica di disprezzo. L'ex Presidente del Consiglio appariva invecchiato e affaticato: tuttavia non mancava di vivacità.
«Eccolo qua, il fascista.»
«Mai stato fascista, non credete alle calunnie dei giornali.» Berlusconi si frugò sotto la giacca tutta spiegazzata. «Posso anzi mostrarvi la tessera del partito bielorusso Comunisti per la Democrazia, firmata dal compagno Lukashenko in persona.»
«Non ci basta» replicò Diliberto, a muso duro.
«Non siate ingrati. Quando tutti sostenevano che i comunisti non esistevano più, ero l'unico a dire che c'eravate ancora.»
L'osservazione colpì positivamente tutti i presenti. Ferrero finì con l'annuire. «C'è un fondo di verità. Ma non è sufficiente a salvarle la vita.»
Berlusconi non si lasciò smontare. «Cosa diceva il compagno Lenin? Che il comunismo sono i soviet più l'elettrificazione. Voi mettete i soviet io l'elettrificazione. Credetemi, sarò un presidente proletario.»
Ferrando, che sembrava il più perplesso, parve convincersi: si accarezzò la barba che non pettinava da trent'anni.
«Be', si può provare» mormorò.
«Sì, sono d'accordo» disse Rizzo.
Ferrero guardò Diliberto, che gli fece un cenno di consenso. «E sia.»

Chiamò un miliziano del CPO Gramigna. «Metti quest'uomo in libertà. Fallo scendere in cortile.»
«Subito!» Il miliziano accompagnò Berlusconi alla finestra e lo gettò di sotto. Si udirono un urlo e un tonfo.
«Ma che ti prende?» urlarono tutti.
Il miliziano tolse la pistola dalla fondina e la brandì. «Compagni, la dittatura del proletariato è finita. Inizia la fase successiva. Quella dell'estinzione dello Stato.»


(Valerio Evangelisti)

martedì 22 dicembre 2009

Hanno la faccia come il culo/6

Molti di quanti mi danno la solidarietà per quel che sapete mi domandano: "Ma perché l'altra sera, quando Vespa ti ha chiamato per replicare a Bondi e Matteoli che ti additavano come mandante dell'attentato a Berlusconi, hai rifiutato?". Immaginano, gl'ingenui, che io fossi in poltrona a delibarmi "Porta a Porta" e che, appena s'è cominciato a parlare di me, lo squisito conduttore mi abbia raggiunto al telefono per darmi il diritto di replica. Non è così. È bene che si sappia come il signorino intende il "contraddittorio".

Intorno alle 18 mi chiama una redattrice del programma: "Vespa le chiede se vuole intervenire in trasmissione. Sa, si parla di lei, abbiamo trasmesso alcuni stralci del suo Passaparola dal blog di Grillo, ci sono Bondi e Matteoli". Cado dalle nuvole: avranno retrocesso "Porta a Porta" al pomeriggio? No, è tutto registrato. Ciò che si dice nel dibattito lo sanno solo le persone presenti in studio (dove, comprensibilmente, non ho mai avuto la fortuna di metter piede: Vespa dice che preferisce incontrarmi in tribunale, dove – per la cronaca – mi fece una causa e la perse).

Domando alla gentile collega: "A che cosa dovrei replicare, visto che non so che cosa si sta dicendo e quali mie frasi avete estrapolato da mezz'ora di Passaparola?". La giovine è imbarazzata: "Posso riassumere io". Ribatto: "Mi auguro che abbiate montato una delle tante condanne dell'attentato disseminate in tutto il Passaparola onde evitare montaggi tendenziosi. Per il resto, se volete sentirmi, invitatemi in studio, nelle stesse condizioni degli altri ospiti. Per ora, cantatevela e suonatevela da soli".

Scoprirò poi che Vespa mi aveva allestito un processo in contumacia, dal titolo "Di chi la colpa?". Mia, si capisce: per le cose che avrei detto dopo, e non prima dell'attentato.


Chi volesse saperne di più sulla correttezza professionale di questo individuo non ha che da leggere Panorama, house organ della famiglia Berlusconi dove il conduttore più indipendente e imparziale della Rai ha una rubrica fissa, edita dalla Mondadori che gli pubblica i libri e gli mantiene pure il fratello Stefano, mentre nel governo Berlusconi lavora la moglie Augusta Iannini, capufficio legislativo del ministero della Giustizia: tutte le leggi vergogna partorite da Angelino Jolie passano per le auguste manine.

(Marco Travaglio)

domenica 20 dicembre 2009

La pena di morte in Arabia Saudita [03]

L'Arabia Saudita applica la pena di morte nei confronti di minorenni in aperta violazione dei suoi obblighi in quanto Stato parte sia del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), sia della Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC).

Nonostante sia uno Stato parte della CRC, l'Arabia Saudita non ha direttive chiare che impediscano l'applicazione della pena di morte nei confronti dei minorenni. È a discrezione dei giudici stabilire se un ragazzo è maggiorenne o meno, decidendo quindi l'età a partire dalla quale si viene considerati responsabili di un reato.

Secondo le informazioni in possesso di Amnesty International, sembra che il Shoura Council - un organo i cui membri sono nominati dal Re per consigliarlo in materia legislativa - abbia approvato una proposta di legge che innalza la maggiore età a diciotto anni. Tuttavia questa legge deve ancora essere vagliata dal Consiglio dei ministri e ricevere l'approvazione finale dal Re prima che possa entrare in vigore.

Nel 2007, le osservazioni conclusive del rapporto sull'Arabia Saudita del Comitato sui diritti dell'infanzia, riportavano e sottolineavano le affermazioni della delegazione saudita secondo le quali le autorità non avrebbero messo a morte minorenni. Nel 2006, le autorità saudite avevano indicato al CRC che non era stata eseguita nessuna condanna a morte di minorenni. Tuttavia Amnesty International ha documentato molti casi di minorenni condannati alla pena capitale e, in alcuni casi, messi a morte. Il 21 luglio 2007 Dahayan Rakan al-Subai'i è stato decapitato nel Governatorato di Taif, nell'Arabia Saudita occidentale: quando commise il reato per il quale era stato condannato aveva circa sedici anni.

A causa della segretezza che circonda il sistema penale in Arabia Saudita, non è possibile stabilire con certezza il numero esatto di imputati minorenni all'epoca del reato condannati a morte e attualmente presenti nelle prigioni saudite.

venerdì 18 dicembre 2009

★ Effetti collaterali

Ultima riunione dell'anno, per un saluto informale il gruppo si riunisce a casa del capo.

Arrivo coi miei soliti dieci minuti di anticipo che spendo per sistemare il mezzo: adocchio un bel palo e ci parcheggio vicino, valutando bene la distanza della ruota posteriore in modo da poter usare agevolmente la catena.

Mentre sono chinato ad armeggiare col lucchetto passano due coppie, gli uomini davanti e le donne dietro, staccate di qualche metro. Over sessanta, forse settanta, cappotti, pellicce, cappelli a tesa larga.

Le donne parlottano e una delle due fa all'altra: - Dopo questa io voterò per sempre Berlusconi.

mercoledì 16 dicembre 2009

L'occasione per star zitti

Quello che è avvenuto, l'aggressione a Berlusconi, la contestazione organizzata e aggressiva di ben due manifestazioni a Milano, le migliaia di solidarietà a Tartaglia su Facebook, sono il segno che stanno penetrando nel profondo di settori fortunatamente assai minoritari della nostra società i veleni prodotti dalla campagna di odio iniziata fin dal 1994.

In questa campagna di odio non è vero che siamo tutti uguali perché essa è da sempre concentrata contro una sola persona: contro Silvio Berlusconi.

Essa si è avvalsa nel corso degli anni dei materiali più diversi. Ultimamente essa è ripartita dal gossip, ma poi si è concentrata su due accuse infamanti e terribili: la mafiosità e la responsabilità delle stragi nel '92-'94.

A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale "Repubblica-Espresso", da quel mattinale delle Procure che è "Il Fatto", da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio; da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi fra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che nel contempo vanno nei più vari talk-show televisivi a demonizzare Berlusconi; da un partito, l'"Italia dei valori", il cui leader Di Pietro sta in questi giorni evocando la violenza quasi voglia tramutare lo scontro politico durissimo in atto in guerra civile fredda e poi questa in qualcosa di più drammatico.

(Fabrizio Cicchitto, tessera P2 n. 2232, Capogruppo alla Camera del PdL. Intervento a Montecitorio)

lunedì 14 dicembre 2009

La pena di morte in Arabia Saudita [02]

L'Arabia Saudita continua a imporre la pena di morte per un gran numero di reati, tra cui quelli privi di conseguenze letali come il traffico di droga, l'apostasia e la stregoneria. Reati a sfondo sessuale, come l'adulterio commesso da persone sposate, sono anch'essi punibili con la pena capitale. Altri reati che la prevedono sono quelli legati al terrorismo, la sodomia, il coinvolgimento in una ribellione e il reato di corruzione sulla terra, definizione utilizzata nel Codice penale islamico quando vengono compiuti contemporaneamente più reati gravi.

In Arabia Saudita le condanne a morte sono comminate dopo procedimenti sommari molto lontani dagli standard internazionali sul giusto processo: un gran numero di persone sono messe a morte ogni anno dopo processi fortemente iniqui.

Di solito le udienze sono segrete e gli imputati possono essere condannati anche solo in base a confessioni, spesso estorte con violenza, tortura o inganni nel periodo di detenzione prima del processo. A molti imputati non è consentito di difendersi da soli o di beneficiare di assistenza legale sia prima che durante il processo.

In Arabia Saudita esiste la possibilità di ricorrere in appello, tuttavia questo non fornisce adeguate garanzie che un giudice più alto in grado riveda equamente le procedure, le accuse e le sentenze di una corte di grado inferiore. Di conseguenza non c'è quasi protezione dai fallimenti della giustizia.

sabato 12 dicembre 2009

★ Sofia e Berlusconi

- Papà, ieri sono andata dalla maestra e le ho chiesto: "Maestra, mio papà dice che Berlusconi fa delle leggi brutte: è vero?".
- Ah. E lei cosa ti ha detto?
- Ha detto che hai ragione, fa delle leggi che fanno schifo.

giovedì 10 dicembre 2009

La pena di morte in Arabia Saudita [01]

L'Arabia Saudita ha uno dei più alti tassi di esecuzione al mondo. Nel 2008, almeno 102 persone sono state messe a morte in questo paese. Una quarantina di esse erano straniere, provenienti per lo più da paesi in via di sviluppo delle regioni asiatiche, africane e mediorientali, tra cui Siria, Yemen, Pakistan e Nigeria. Nel 2007, sono state almeno 158 le persone messe a morte, mentre nel 2006 Amnesty International ha registrato almeno 39 esecuzioni.

Amnesty International è a conoscenza dei nomi di almeno 137 detenuti attualmente a rischio di esecuzione in Arabia Saudita, tra cui almeno 10 minorenni all'epoca del reato, ma il numero esatto di persone accusate di reati capitali, al momento sconosciuto, potrebbe essere molto più alto.

Le esecuzioni sono spesso annunciate in via ufficiale, tuttavia le sentenze emesse dalle Corti non sono rese pubbliche. A volte, sia i detenuti che le loro famiglie vengono a sapere della condanna a morte solo all'ultimo momento, quando l'esecuzione sta per essere attuata.

martedì 8 dicembre 2009

Preghiera dell'8 dicembre

O Maria, che hai concepito senza peccare, fa che io pecchi senza concepire.

[L'Immacolata Concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Molti, per un equivoco originato dall'espressione "Immacolata Concezione", ritengono erroneamente che si riferisca al fatto che Maria abbia concepito suo figlio Gesù senza avere avuto rapporti con un uomo, cioè in maniera miracolosa.
Da altri, invece, il dogma della Immacolata Concezione viene confuso con un ulteriore dogma insegnato dalla Chiesa, che afferma che la Madre del Redentore, dopo aver concepito suo figlio, è rimasta sempre vergine, prima, durante e dopo il parto.]

domenica 6 dicembre 2009

Perché?

- Perché Berlusconi è Presidente del Consiglio?
- È Presidente del Consiglio perché una buona parte degli Italiani è antidemocratica. Una buona parte degli Italiani è stata fascista e lo è ancora.

(Giorgio Bocca, intervista per il No B. Day)

venerdì 4 dicembre 2009

Hanno la faccia come il culo/5

Il ministro Brunetta ha ragione: i conduttori televisivi vanno sottotitolati con i rispettivi stipendi. A pensarci prima, poteva invitare i consiglieri di maggioranza nel Cda Rai a bocciare l'incredibile contratto del pensionato Bruno Vespa, che guadagna quasi dieci volte la Gabanelli. Ma lui la lotta agli sprechi la fa così: prima li lascia passare, poi li mette nei titoli di coda. Ora però, sempre in nome della agognata trasparenza, Brunetta deve completare l'opera e sottotitolare anche gli ospiti dei talk show, a cominciare dai politici, con una sintesi di tutto ciò che i cittadini devono sapere di loro.

Si potrebbe cominciare da uno a caso: Brunetta. Possibili sottotitoli: "Combatte l'assenteismo, ma al Parlamento europeo era assente una volta su due (51,79%)"; "Combatte gli sprechi, ma era consulente economico del governo Craxi che in quattro anni portò il debito pubblico dal 70 al 92% del Pil"; "È per la trasparenza, ma era consulente di Gianni De Michelis e, dopo che questo fu condannato per finanziamento illecito e corruzione, lo nominò consulente al ministero"; "Definisce il Csm 'un mostro', dice 'sinistra di merda', 'basta con il culturame dei cineasti parassiti', 'poliziotti panzoni', 'giudici fannulloni', 'me ne frego della Cgil', insulta persino Tremonti, poi vuole imporre per legge la gentilezza e la cortesia nella Pubblica amministrazione"; "Dice che, se non si fosse buttato in politica, avrebbe vinto il premio Nobel per l'Economia, infatti ha vinto il premio Rodolfo Valentino"; "Il suo motto è: esclusi i presenti".

Si potrebbe poi proseguire con alcuni suoi colleghi dal curriculum particolarmente avvincente.

Roberto Maroni: "Condannato per resistenza a pubblico ufficiale per aver picchiato alcuni poliziotti durante una perquisizione e azzannato il polpaccio a uno di essi durante la caduta, è ministro dell’Interno per competenza anche gastronomica in materia di polizia".

Mara Carfagna: "Omissis, tanto ci siamo capiti".

Michela Vittoria Brambilla: "Imprenditrice del ramo mangimi per pesci, nota per aver mandato a picco Il Giornale della Libertà e la Tv della Libertà con un buco di venti milioni in un solo anno, ora si dedica al Turismo, l'unica attività ancora vagamente funzionante nel paese, ovviamente prima del suo arrivo".

Maurizio Sacconi: "Fa il ministro del Welfare e della Salute, sebbene sua moglie sia direttore generale di Farmindustria, o forse proprio per questo".

Mariastella Gelmini: "Nemica acerrima delle promozioni facili, si recò a Reggio Calabria per sostenere l'esame di Stato da avvocato, essendo lei di Brescia".

Altero Matteoli: "Imputato per favoreggiamento di un prefetto, non lo è più perché il Parlamento l'ha assolto".

Stefania Prestigiacomo: "Indagata per peculato dopo aver usato la carta di credito ministeriale per lo shopping".

Claudio Scajola: "Definì Marco Biagi, appena ammazzato dalle Br, 'rompicoglioni' e ancora parla".

Roberto Calderoli: "Amico intimo di Gianpiero Fiorani, sposato con rito celtico, dunque strenuo difensore di Santa Romana Chiesa e del crocifisso nelle scuole".

(Marco Travaglio)

mercoledì 2 dicembre 2009

★ La prigionia di Stephan [NDT 09]

Stephan è stato imprigionato nel covo dei goblin Teschio di Lupo per qualche tempo insieme ad altre persone. Golthar, interrogandolo, ha intuito che potesse sapere qualcosa degli Arazzi Sacri e lo ha fatto trasferire a Xitaqa per lavorarselo con calma.

Stephan, dal canto suo, durante l'interrogatorio ha capito che l'Arazzo che cerca Golthar è appeso nel salone principale di Sukiskyn da chissà quanto tempo, senza che nessuno della sua famiglia sospetti alcunché. E soprattutto è riuscito ad apprendere come attivarlo affinché riveli la strada verso la Valle Perduta. Ora è intenzionato a non cedere a Golthar, in modo da poter mettere lui stesso le mani sui tesori degli Hutaaka.

lunedì 30 novembre 2009

★ Babushka [NDT 08]

L'esplorazione delle tane dei goblin è abbastanza lineare. La prima che viene setacciata, quella dei Vipere, non dà alcun esito positivo. La seconda invece fornisce un aggancio, ma lascia i PG beffati.

I goblin Teschio di Lupo dimorano nella Foresta Pietrificata e si difendono efficacemente grazie a dei grossi lupi neri. Dopo l'ennesima battaglia, esplorando le stanze del covo, gli avventurieri trovano una cella dove è rinchiusa la vecchia Babushka. È lei a raccontare di aver conosciuto Stephan Gorkov e aver sentito con le proprie orecchie che sarebbe stato condotto a Xitaqa, per essere interrogato dal vecchio Gambesecche.

sabato 28 novembre 2009

In difesa della Costituzione

La manifestazione in programma per il 5 dicembre, convocata attraverso una straordinaria mobilitazione politica dal basso, è frutto della crescente consapevolezza che siamo precipitati in un tempo politico drammatico in cui è messa in gioco la sopravvivenza della Costituzione, cioè della nostra patria, in quanto la Costituzione è la patria dell'ordinamento politico.

Non possiamo non vedere che questo luogo politico, la Repubblica democratica con il suo patrimonio di beni pubblici repubblicani, è stato invaso da un esercito di occupazione che si sta impegnando con la massima solerzia a smantellare tutti (proprio tutti) i beni pubblici repubblicani. Non si tratta soltanto della seconda parte della Costituzione che viene contestata e delegittimata ogni giorno con gli attacchi ai giudici, alla corte Costituzionale ed al presidente della Repubblica (quando si mette di traverso), ma anche della prima parte, con l'attacco ai beni fondamentali della vita, come l'acqua, ed ai fondamenti della dignità umana e dell'eguaglianza, fino alla riesumazione strisciante delle leggi razziali.

Quando le truppe tedesche hanno invaso l'Italia, tutte le forze vive, tutti i patrioti, si sono opposti ed hanno unito i loro sforzi creando il Comitato di Liberazione Nazionale, nel quale sono confluite forze e culture diverse (dai comunisti ai badogliani), che hanno messo da parte le loro divergenze per perseguire l'obiettivo comune della salvezza della patria.

In questa contingenza storica, di nuovo un pericolo mortale minaccia la patria-Costituzione. Come avvenne con la Resistenza, ora come allora, occorre chiamare a raccolta tutte le energie spirituali, tutte le culture, tutte le forze politiche e tutti gli uomini di buona volontà, che riconoscono nella Costituzione la loro patria, ad agire con fermezza.

Di fronte a questa esigenza, tutte le forze politiche, che riconoscono valore ai beni pubblici repubblicani, devono mettere da parte le differenze (non cancellarle) ed impegnarsi in una fortissima unità d'azione per scacciare l'esercito di occupazione che dilaga nel territorio della patria. Non esistono alternative all'unità.

L'unità è imposta dalla legge elettorale che, attraverso lo strumento del premio di maggioranza, impone che un solo esercito possa sfidare le forze di occupazione.

Anche se le radici del malessere della democrazia italiana vengono da lontano, è stato lo sciagurato scioglimento dell'Unione, nel 2008, a determinare questo disastro. Lo scioglimento dell'Unione è stato come lo sbandamento dell'esercito italiano l'8 settembre: ha tolto di mezzo il principale ostacolo all'occupazione della patria da parte dell'esercito invasore.

Se la posta in gioco è la sopravvivenza della democrazia repubblicana, cioè della patria, allora tutte le forze si devono coalizzare, tutte le energie devono essere chiamate a raccolta. Non si può dire, come irresponsabilmente si è fatto nel 2008: questo sì, questo no.

Solo una forte mobilitazione popolare dal basso può ricomporre l'unità delle forze democratiche intorno ai valori supremi della Costituzione per rovesciare la corsa verso l'abisso e riaprire il futuro alla speranza.

(Domenico Gallo)

mercoledì 25 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [10]

Ihar Danchenka è stato condannato a morte l'1 dicembre 2006 per omicidio. È stato accusato di aver partecipato a una serie di delitti commessi da una gang criminale presumibilmente tra il 1990 e il 2004 nella regione di Homyel. È stato processato insieme ad altre quarantasei persone, tra cui cinque agenti di polizia. Altre due persone, Syarhey Marozaw e Valery Harbaty, sono state condannate alla pena capitale e messe a morte per gli stessi reati nel gennaio 2008.

Il processo che ha visto coinvolto Ihar Danchenka è stato uno dei procedimenti penali di più ampio risalto e importanza che ha avuto luogo in Bielorussia dalla sua indipendenza dall'Unione Sovietica avvenuta nel 1991. Si è svolto nel carcere di custodia cautelare in cui gli imputati erano stati detenuti per ragioni di sicurezza: né ai parenti né ad altri è stato permesso partecipare.

Quando il figlio dodicenne di Ihar Danchenka ha saputo dalla televisione che suo padre e il suo padrino Syarhey Marozaw erano stati entrambi condannati a morte, ha chiesto alla madre: "Mamma, perché mi stanno portando via tutti e due i miei papà?".

Ihar Danchenka è stato messo a morte probabilmente il 12 gennaio 2008 con un colpo di pistola alla nuca. Né a lui né alla sua famiglia è stata comunicata in anticipo la data dell'esecuzione: sua moglie ha ricevuto una notifica a mezzo posta solo alla fine di gennaio. Gli avvocati possono solo immaginare la data esatta dell'esecuzione; la famiglia non sa dove è stato sepolto il suo corpo; per i parenti è stato impossibile organizzare un funerale.

Ihar Danchenka è stato processato e condannato in primo grado dalla Corte Suprema e quindi non è potuto ricorrere in appello presso un tribunale di rango superiore. Egli ha anche chiesto clemenza al Presidente. Il suo avvocato ha riferito ad Amnesty International di dissentire con la sentenza e di essere convinto che Ihar Danchenka sia stato condannato a morte per via della sua fedina penale: "Nei fatti noi [sic] siamo stati puniti per il passato, [...] per reati per cui aveva già scontato una pena. A rigore si può essere puniti per dei crimini commessi oggi, ma non per essere stati dei cattivi ragazzi: questo è palesemente ingiusto".

lunedì 23 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [09]

Oltre che come sanzione penale, in Bielorussia la minaccia di esecuzione è stata utilizzata anche per reprimere l'attività politica.

Nel marzo del 2006, dopo le elezioni presidenziali, il capo dei servizi segreti del paese (KGB) ha intimidito i potenziali manifestanti sventolando lo spettro della pena capitale: "Le azioni delle persone che scendono in piazza [a dimostrare] saranno valutate come atti terroristici punibili con sanzioni, ai sensi di vari articoli di legge, che vanno da otto anni di carcere alla pena di morte".

Gli organismi internazionali hanno ripetutamente chiesto alla Bielorussia di fare dei significativi passi avanti verso l'abolizione della pena di morte, ma finora non hanno ottenuto alcun risultato.

Più di recente, nel febbraio del 2008, il Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, ha condannato l'esecuzione di Syarhey Marozaw, Valery Harbaty e Ihar Danchenka: "Sono sconvolto dall'insistente volontà delle autorità bielorusse di isolare il loro paese dal resto dell'Europa", ha osservato. "Con queste condanne a morte sembrano orgogliosi di contravvenire al rispetto dei valori umani comuni per gli altri paesi europei".

venerdì 20 novembre 2009

Hanno la faccia come il culo/4

Il numero dei processi di Berlusconi è un mistero misericordioso se si ascolta il presidente del consiglio.

Dice il Cavaliere: "In assoluto [sono] il maggior perseguitato dalla magistratura in tutte le epoche, in tutta la storia degli uomini in tutto il mondo. [Sono stato] sottoposto a 106 processi, tutti finiti con assoluzioni e due prescrizioni" (10 ottobre 2009).
Nello stesso giorno, Marina Berlusconi ridimensiona l'iperbole paterna: "Mio padre tra processi e indagini è stato chiamato in causa 26 volte. Ma a suo carico non c'è una sola, dico una sola, condanna. E se, come si dice, bastano tre indizi per fare una prova, non le sembra che 26 accuse cadute nel nulla siano la prova provata di una persecuzione?" (Corriere, 10 ottobre).
Qualche giorno dopo, Paolo Bonaiuti, portavoce del premier, pompa il computo ancora più verso l'alto: "I processi contro Berlusconi sono 109" (Porta a porta, 15 ottobre). Lo rintuzza addirittura Bruno Vespa che avalla i numeri di Marina: "Non esageriamo, i processi sono 26".

Ventisei, centosei o centonove, e quante assoluzioni? In realtà, i processi affrontati dal Cavaliere come imputato sono sedici. Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori (la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione); fondi neri per i diritti tv Mediaset (in dibattimento a Milano); appropriazione indebita nell'affare Mediatrade (il pm si prepara a chiudere le indagini).

Nei dodici processi già conclusi, soltanto in tre casi le sentenze sono state di assoluzione.


  • In un'occasione con formula piena per l'affare "Sme-Ariosto/1" (la corruzione dei giudici di Roma).
  • Due volte con la formula dubitativa del comma 2 dell'art. 530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove: i fondi neri "Medusa" e le tangenti alla Guardia di Finanza, dove il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per "insufficienza probatoria".
  • Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato".
  • Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio).
  • Per cinque volte è salvo con le "attenuanti generiche" che (attenzione) si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato.
  • Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a Craxi); "caso Lentini"; "bilanci Fininvest 1988-'92"; "fondi neri nel consolidato Fininvest" (1500 miliardi); Mondadori (l'avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, "compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati).

È vero, l'inventario annoia ma qualcosa ci racconta. Ci spiega che senza amnistie, riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) affatturate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato un "delinquente abituale". Anche perché, se non avesse corrotto un testimone (David Mills, già condannato in appello, lo protegge dalla condanna in due processi), non avrebbe potuto godere delle "attenuanti generiche" che lo hanno reso "meritevole" della prescrizione che egli stesso, da presidente del consiglio, s'è riscritto e accorciato.

L'imbarazzante bilancio giudiziario non liquida un lamento che nella "narrativa" di Berlusconi è vitale: fino a quando nel 1994 non mi sono candidato al governo del Paese, la magistratura non mi ha indagato.


Se non si lasciano deperire i fatti, anche questo ossessivo soundbite non è altro che l'alchimia di un mago, pubblicità.

  • Berlusconi viene indagato per traffico di stupefacenti, undici anni prima della nascita di Forza Italia. Nel 1983 (l'accusa è archiviata).
  • È condannato in appello (e amnistiato) per falsa testimonianza nel 1989, venti anni fa.
  • Nel 1993 - un anno prima della sua prima candidatura al governo - la procura di Torino già indaga sul Milan e i pubblici ministeri di Milano sui bilanci di Publitalia.

Al di là di queste date, è documentato dagli atti giudiziari che Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest finiscono nei guai non per un assillo "politico" dei pubblici ministeri, ma per le confessioni di un ufficiale corrotto del Nucleo regionale di polizia tributaria di Milano. Ammette che le "fiamme gialle" hanno intascato 230 milioni di lire per chiudere gli occhi nelle verifiche fiscali di Videotime (nel 1985), Mondadori (nel 1991), Mediolanum Vita (nel 1992), tutti controlli che precedono l'avventura politica dell'Egoarca. Accidentale è anche la scoperta dei fondi esteri della Fininvest. Vale la pena di ricordarlo. Uno dei prestanomi di Bettino Craxi, Giorgio Tradati, consegna a Di Pietro i tabulati del conto "Northern Holding". Li gestisce per conto di Craxi. Sul conto affluisce, senza alcun precauzione, il denaro che il gotha dell'imprenditoria nazionale versa al leader socialista.

(Giuseppe D'Avanzo)

lunedì 16 novembre 2009

★ Su la testa!

L'Italia è una democrazia rappresentativa: i cittadini eleggono in Parlamento altri cittadini, cui delegano il compito di governare la Nazione.

Ma cosa accade se i parlamentari non rappresentano più i cittadini o, peggio ancora, disattendono sistematicamente le loro aspettative? Come minimo i cittadini devono manifestare il loro disappunto ai propri rappresentanti, se non altro per dirimere ogni loro dubbio e sincerarsi di avere espresso chiaramente qual è il proprio volere.

C'è uno scandalo che da quindici anni sta sfibrando l'Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia.

Non so voi, ma io ne ho le palle piene di questa storia, e piuttosto che stare a guardare ho deciso di comunicare questo disagio ai miei cari Deputati e Senatori.

Con l'aiuto di altri cittadini esasperati ho buttato giù un piano d'azione per una civile protesta, da concretizzare via email e via cartolina, indirizzata ai Parlamentari tutti e al Presidente della Repubblica.

  • VERSIONE ELETTRONICA [EMAIL]

    Gli indirizzi dei Deputati sono scaricabili a questo link.
    Gli indirizzi dei Senatori sono scaricabili a questo link.

    Chi volesse verificarli, per la Camera può andare qui e per il Senato può andare qui.

    La Presidenza della Repubblica si può contattare da qui.

    Il Presidente del Senato è raggiungibile all'indirizzo
    schifani_r@posta.senato.it.

    Il Presidente della Camera è raggiungibile all'indirizzo
    fini_g@camera.it.

    Il testo e l'oggetto dell'email sono liberi, seguono comunque alcuni suggerimenti:

    1) Appello di "Libertà e Giustizia"

    2) Appello de "Il Fatto Quotidiano"

    3) Appello di Roberto Saviano

    4) Appello nato sul Blog Antefatto:

    Esprimo il mio più profondo sdegno per il colpo di spugna che si tenta di introdurre col ddl Senato 12.11.2009 Gasparri-Quagliariello c.d. "Processo breve".
    Ancor più vergognosa ritengo la proposta, avanzata dall'on. Casini, di sancire l'impunità per le alte cariche dello Stato ripercorrendo la strada delle Leggi Alfano e Schifani.
    L'unico modo per non essere processati è non delinquere.


  • VERSIONE CARTACEA [CARTOLINA]

    Gli indirizzi di Camera, Senato e Presidenza della Repubblica sono:

    CAMERA DEI DEPUTATI
    Palazzo Montecitorio - Piazza Montecitorio
    00186 - Roma

    SENATO DELLA REPUBBLICA
    Palazzo Madama - Piazza Madama
    00186 - Roma

    PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
    Palazzo del Quirinale - Piazza del Quirinale
    00187 Roma

    Il testo è libero, ma si suggerisce qualcosa di breve, come "Adesso basta con le leggi ad personam".


Chi vuole obiettare che non servirà a nulla, che nessuno leggerà le email o le cartoline, risparmi fiato: anzitutto che sia inutile è tutto da dimostrare, e poi alcuni deputati hanno già risposto nel merito, quindi le email le ricevono.

Invito i miei (pochi) lettori, se condividono, a rilanciare questa iniziativa sui propri blog e pagine web.

Nota a margine: ho preparato personalmente l'elenco degli indirizzi email dei Senatori, ripetendo circa trecento volte copia-e-incolla dalle loro pagine personali contenute nel sito del Senato. A parte l'amarezza nel trovare Ciarrapico fra i Senatori, sono rimasto molto deluso nel rendermi conto che, della gran parte dei miei rappresentanti, non conosco nemmeno la faccia.

sabato 14 novembre 2009

Adesso basta!

Presidente Napolitano. Presidente Fini. "Adesso basta" è il titolo che abbiamo stampato ieri sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Adesso basta è scritto sulle migliaia di messaggi che giungono al nostro giornale. Tutti indistintamente chiedono di mettere la parola fine allo scandalo che da quindici anni sta sfibrando l'Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia.

Quello che rivolgiamo a voi che rappresentate la prima e la terza istituzione della Repubblica (sulla seconda, il presidente del Senato Schifani, pensiamo di non poter contare) non è un appello ma una richiesta di ascolto che, siamo certi, non andrà delusa. Tutte quelle lettere, e-mail, fax esprimono una protesta e una speranza. Di protesta "contro l’arroganza di un Potere che sembra aver perso ogni senso della misura e anche quello del decoro", scrisse Indro Montanelli sulla Voce nel 1994, all'epoca del decreto Biondi. Fu il primo tentativo di colpo di spugna al quale ne sarebbero seguiti altri diciotto negli anni a seguire fino all'ultima vergogna chiamata "processo breve". Allora la battaglia fu vinta.

La redazione della Voce fu alluvionata di fax dei lettori disgustati, il decreto fu ritirato e il grande giornalista così rese omaggio allo spirito di lotta dei concittadini: "Fino a quando questo spirito sarà in piedi, indifferente alle seduzioni, alle blandizie e alle minacce, la democrazia in Italia sarà al sicuro".

Malgrado abbia attraversato tante sconfitte e tante delusioni quello spirito non appare per nulla fiaccato e chiede di trovare una risposta capace di dirci che la politica non è solo interesse personale e disprezzo per gli altri. Che le istituzioni sono davvero un baluardo contro le prepotenze del più forte. Questa è la nostra speranza presidente Napolitano e presidente Fini. Per questo vi trasmetteremo i messaggi dei nostri lettori. Tenetene conto.

(Il Fatto Quotidiano)

mercoledì 11 novembre 2009

Hanno la faccia come il culo/3

Il problema non è se Augusto Minzolini possa o non possa fare editoriali: che dovrebbe fare il direttore di un telegiornale? Il problema è che, in quella Pravda ad personam che è diventato il Tg1, roba da far rimpiangere Mimun e persino Riotta, Augusto Minzolini mente. Racconta balle. In continuazione.

A furia di menarla con la par condicio e il contraddittorio, si è perso di vista il nucleo centrale dell'informazione: che non è accontentare la destra o la sinistra o tutt'e due, ma appunto informare.

L'altra sera Menzognini ha accusato il pm Ingroia di aizzare la gente a ribaltare la maggioranza democraticamente eletta. È falso: Ingroia non l'ha mai detto.

Poi Menzognini ha sostenuto che l'immunità copre i deputati anche in Germania, Inghilterra, Spagna e Parlamento europeo. Non è vero. In Inghilterra non c'è alcuna immunità parlamentare, né per le indagini né per gli arresti (l'anno scorso un deputato finì in carcere). In Germania l'immunità, pur prevista, non viene mai esercitata, tant'è che il Parlamento all'inizio di ogni legislatura autorizza preventivamente e automaticamente le eventuali indagini a carico di suoi membri (due anni fa un deputato fu addirittura perquisito nel suo ufficio al Bundestag). Idem in Spagna, dove mai in trent'anni le Cortes hanno negato un'autorizzazione a procedere (tranne nel caso di un ex giudice divenuto deputato, accusato di aver diffuso per sbaglio la foto del fratello di un indagato al posto di quella dell'indagato). Gli europarlamentari godono delle immunità previste (le rare volte che lo sono) nei rispettivi paesi di provenienza.

Menzognini racconta che i nostri Padri costituenti avevano previsto l'immunità per sottrarre gli eletti dallo strapotere della magistratura. Falso anche questo: prevedevano l'autorizzazione a procedere per evitare che giudici troppo vicini al governo (si veniva dal fascismo) perseguitassero esponenti dell'opposizione per reati politici, tant'è che era consentito negarla solo in caso di evidente persecuzione politica (fumus persecutionis). Nessun Padre costituente poteva immaginare che quello strumento eccezionale sarebbe stato abusato per proteggere esponenti della maggioranza da processi per reati comuni e gravissimi, per giunta commessi al di fuori delle loro funzioni, e addirittura prima di esercitarle.

(Marco Travaglio)

lunedì 9 novembre 2009

Questa è la nuova Resistenza

Ci fu una generazione di ragazzi, nel '43, costretti dalla notte all'alba a improvvisarsi piccoli maestri delle loro vite. Lasciarono le case, le donne, gli studi e per un tempo non breve si presero sulle spalle il mestiere della guerra. Se siamo usciti dalla notte di quella barbarie, lo dobbiamo anche a loro.

Anche questo è un tempo in cui occorre trovare il coraggio e la spudoratezza di fare altro. Di inventarsi altre vite. E di misurarsi con mestieri malati, com'è quello della politica. So che adesso qualcuno s'imbizzarrirà: che c'entra la Resistenza con la lotta alle mafie? Che c'entrano i nazisti? Che c'entra Casal di Principe? Io invece credo che tu capisca. In gioco c'è il diritto di chiamarci ancora nazione. Quel diritto oggi passa da Napoli, dalle cose che diremo, dalle scelte che faremo. O dai silenzi in cui precipiteremo.

[dalla
lettera in cui Claudio Fava invita Roberto Saviano a candidarsi come Presidente della Regione Campania]

sabato 7 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [08]

Un altro argomento spesso usato dai funzionari bielorussi a difesa dell'applicazione della pena di morte è che il suo utilizzo sarebbe stato confermato da un referendum del 1996, in cui l'80,44 % della popolazione si sarebbe espresso contro l'abolizione della pena capitale. Il referendum proponeva sette domande riguardanti argomenti di varia natura, tra cui la nuova costituzione, la compravendita dei terreni, la celebrazione della Giornata dell'indipendenza e, appunto, l'abolizione della pena di morte.

Nel suo pronunciamento del 2004, in cui si esprimeva la possibilità di introdurre una moratoria sull'uso della pena di morte, la Corte Costituzionale ha sottolineato come, al momento del referendum, la massima pena detentiva prevista dal codice penale consistesse in quindici anni di carcere. Ha inoltre evidenziato che, in molti paesi europei, la pena capitale è stata abolita nonostante avesse il forte sostegno dell'opinione pubblica. La Corte Costituzionale ha infine precisato che i risultati espressi nel referendum del 1996 non avevano alcun carattere vincolante.

giovedì 5 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [07]

I funzionari bielorussi hanno fornito varie ragioni stando alle quali non sarebbe possibile procedere subito all'abolizione della pena di morte. In un incontro avvenuto nell'ottobre del 2008 con i rappresentanti di Amnesty International e il Belarusian Helsinki Committee, i funzionari del Ministero della Giustizia hanno spiegato che la Bielorussia non è ancora pronta per l'abolizione della pena capitale perché "attualmente il sistema penitenziario non è in grado di garantire la ri-socializzazione dei criminali".

Commentando la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del dicembre 2007, il Ministro degli Interni ha dichiarato che la Bielorussia "per il momento non potrebbe fare a meno della pena di morte". La risoluzione, secondo il ministro, è stata approvata in base a considerazioni di natura politica e non affidandosi al buon senso. Ha aggiunto inoltre che, negli ultimi cinque anni, il numero di omicidi in Bielorussia è diminuito: "In ogni paese in cui non è in vigore la pena di morte avviene l'esatto il contrario".

Gli stati che mantengono in vigore la pena di morte spesso sostengono che è necessaria per controllare e scoraggiare i comportamenti criminali. In realtà, gli studi scientifici hanno sempre fallito nel tentativo di produrre prove convincenti che la pena di morte dissuada i crimini più efficacemente di altre punizioni. I risultati di una recente indagine sulla relazione tra pena di morte e tasso di omicidi, condotta per le Nazioni Unite nel 1988 e aggiornata nel 2002, ha concluso che "è azzardato accettare l'ipotesi che la pena capitale scoraggi l'omicidio in misura maggiore di quanto non facciano la minaccia e l'applicazione della pena, ritenuta minore, del carcere a vita".

Lo Stato USA di New York ha ripristinato la pena di morte nel 1995 senza che fossero effettuate esecuzioni. Alla fine degli anni '90 il tasso di omicidi ha iniziato a diminuire. Nel 2004 la Corte Suprema dello Stato ha rilevato che la pena capitale era applicata in violazione della Costituzione e ha rimosso le leggi che ne consentivano l'uso: la diminuzione del numero degli omicidi è continuata inesorabilmente, nonostante l'abolizione della pena di morte.

martedì 3 novembre 2009

★ Osteria del Sindacato

Osteria del Sindacato
Paraponziponzipò!
C'è il livello programmato
Paraponziponzipò!

Per gli amici e pe' i parenti
Ce saranno anche gli aumenti
Dammelo a me Bonanni
Dammelo a me Bona'!

domenica 1 novembre 2009

A sangue freddo

Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Il poeta nigeriano
un eroe dei nostri tempi.
Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Perché troppo ha amato
l'hanno ammazzato davanti a tutti.

Bugiardi dentro, fuori assassini
vigliacchi in divisa
generazioni intere ingannate per sempre
a sangue freddo.

Ken Saro-Wiwa è morto
evviva Ken Saro!

Non è il tetto che perde
non sono le zanzare
non è il cibo meschino - non basterebbe a un cane
non è il nulla del giorno
che piano sprofonda nel vuoto della notte.
Sono le menzogne che ti rodono l'anima
in agguato, come sempre
la paura di morire.

Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Il poeta nigeriano
un eroe dei nostri tempi.
Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Perché troppo ha amato
l'hanno ammazzato davanti a tutti.

Io non mi arrendo
mi avrete soltanto con un colpo alle spalle
io non dimentico e non mi arrendo
io non mi arrendo.
È nell'indifferenza che un uomo
un uomo vero, muore davvero.

Quanto è grande il cuore di Ken Saro-Wiwa?
Forse l'Africa intera!
Il nulla del giorno
sprofonda piano nel vuoto della notte.
Avete ucciso Wiwa!
Ladri in Limousine
che Dio vi maledica
pagherete tutto e pagherete caro.

Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa
Saro-Wiwa è ancora vivo!
Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa
Saro-Wiwa è ancora vivo!

Bugiardi dentro, fuori assassini
vigliacchi in divisa
generazioni intere ingannate per sempre
a sangue freddo.

(Il Teatro degli Orrori)

[Watch on Vimeo: A sangue freddo]

giovedì 29 ottobre 2009

La Vergine delle suole può guarirti dalla voglia di nerchia! Come difendere (e promuovere) la propria perduta rispettabilità etero-borghese


[questo vorrei averlo scritto io]

Ecco uno schema collaudato di riabilitazione vipparola - ti piace la nerchia? ti piace la coca? t'hanno sgamato? - niente paura, si fa così: sparisci dalla circolazione per qualche mese di fila, un annetto o giù di lì, ti trasferisci per un po' nella pittoresca sperduta villazza di Filicudi o dove ti pare a te - l'importante è che sia lontano lontano - il tuo ufficio stampa mette in giro la voce che sei in ritiro spirituale a lavorare la terra e ad aiutare ritardati e bisognosi tra le mura di una qualche austera comunità di recupero gestita da bonari asceti religiosi con l'aiuto dei quali te ne stai soffertamente umilmente meditando alla ricerca del tuo io interiore, del te stesso quello vero - il te stesso a cui la coca e la nerchia non gli piacevano, il te stesso prima dei dodici anni cioè - che dev'essersi smarrito da qualche parte;

e una volta che sono passati questi pochi mesi, bingo!, puoi ricominciare a venderti in qualità di Uomo Rinato, che è una merce richiestissima, oppure meglio ancora, in qualità di Cristiano Rinato Miracolato e Militante - basta autocertificare che il ritorno all'ovile sia miracolosamente avvenuto sotto l'egida di un santo chessoio o della Vergine Maria (altro che nerchia, immacolata quella lì!, ha concepito wireless) - e allora ecco che il generoso Vipmondo televisivo-politico, che si sa è sempre affamato di parabole edificanti di patetico spettacolare squallore, torna ad accoglierti a braccia aperte ed è pronto a offrirti una seconda chance, la scaletta è quella solita, collaudatissima:


  • cominci rilasciando interviste su Oggi, Gente e rivistacce assortite, "Esclusivo! Parlo per la prima volta dopo un anno di silenzio: così Dio mi ha dato la forza di tornare a credere in me stesso e mi ha fatto rientrare in seno alla famiglia, che è il valore fondamentale numero uno - in appendice, assaggiata da un entusiasta Sandro Mayer, la straordinaria ricetta della torta campagnola che ho imparato in convento dal mio padre spirituale Fra Marcellino e che cucino sempre per il mio handicappato preferito Mongo";
  • diventi presenza fissa di qualche discarica del pomeriggio televisivo - immancabile quando si toccano argomenti che hanno a che fare con la vita dissoluta e i tranelli demoniaci dello show business - si annuisce pensosi alle puttanate spicciole di qualche sedicente psichiatra cripto-catechista e si chiacchiera con Paolo Brosio scambiandosi impressioni preoccupate a proposito di una apparizione pareidolica della Madonna di Medjugorje sulla suola dello stivale di un pastore bosniaco: annuncia forse la fine del mondo? una purificazione di massa? una guerra atomica? (il pastore bosniaco dice: "ке рзумко вуовеш колим!" - traduzione: "ho solo pestato una merda!" - l'inviata RAI dice: "buone notizie! il signor Stefanović dice che secondo lui è un segno di speranza");
  • scrivi un libro di memorie in cui racconti della tua odissea privata e del soffertissimo rapporto con tua moglie, adesso per fortuna pienamente recuperato (mai! mai! mai separarsi! bisogna pur difendere una minima parvenza di rispettabilità etero-cristiano-borghese) - si intitola Un uomo tutto nuovo, c'ha la prefazione di Antonio Socci e lo si va a presentare da Bruno Vespa, ospite in studio il caro don Mazzi con cui si parla della brutta brutta situazione di sfruttamento della prostituzione in Italia;
  • vai all'Isola dei famosi e ti commuovi "grazie, grazie, grazie a tutti" e a stento trattieni i caldi lacrimoni quando durante un turno di nomination Simona Ventura strepita "sei una persona forte che è andata contro tutto e tutti ma ce l'hai fatta! sei un grande! ti vogliamo bene! l'iIalia ti vuole bene!";
  • ti candidi nell'UDC.
E insomma, un solo consiglio a Marrazzo, se posso dare un consiglio a Marrazzo, senti Marrazzo: la storia della cocaina secondo me è meglio non smontarla, anzi!, è meglio tenerla su in piedi pure se non è vero, perché sai, fidati, così dopo puoi raccontare che era tutta colpa della droga, che eri obnubilato dalla droga, che la voglia di nerchia è un effetto collaterale della droga - meglio la droga che la nerchia, no?

(Betty Moore, Malvestite)

lunedì 26 ottobre 2009

★ Le cinque morti più brutte al cinema

1] American History X (Tony Kaye)
[testa spiaccicata sul marciapiedi]

2] Il miglio verde (Frank Darabont)
[bruciato sulla sedia elettrica]

3] Sorgo rosso (Zhang Yimou)
[scuoiato vivo]

4] Brother (Takeshi Kitano)
[bacchetta cinese su per il naso]

5] Nikita (Luc Besson)
[sciolto nell'acido ancora vivo]

[Watch on YouTube:
American History X
Il miglio verde
Sorgo rosso
Brother
Nikita]

venerdì 23 ottobre 2009

★ Non so che ne pensate voi...

...ma vi dico quello che farò io: domenica 25 parteciperò alle Primarie del PD e voterò per Ignazio Marino.

Credo che il PD visto finora sia di ostacolo alla creazione di un'opposizione seria in Italia e che l'unica soluzione sia la rottura completa col passato.

Non sono un elettore del PD, non so se lo diventerò in futuro, ma penso che un'opportunità per fare tabula rasa Marino la meriti. I numeri non sono dalla sua parte, ma la partita è ancora aperta e comunque, come diceva il filosofo Vujadin Boškov, "chi non tira non segna".

Seguono brevi info su come votare alle Primarie:

  • recuperare la scheda elettorale e leggere il numero di sezione in cui si vota di solito
  • inserire il numero di sezione e la provincia sul sito di ricerca seggi
  • recarsi a votare domenica 25 ottobre, tra le 7 e le 20, con documento d'identità, tessera elettorale e due euro.

Ora e sempre Resistenza.

martedì 20 ottobre 2009

Nicolas Eymerich, pluri-inquisitore

L'ometto si aggirava per la grande stanza vuota. Non sapeva come ci fosse arrivato. L'ultima cosa che ricordava erano due pasticche di Viagra e una riga di coca tra le tette di una bionda dallo sguardo bovino. Poi buio. Dolore, e buio. Si portò istintivamente la mano al petto. Sperò di essere in un ospedale.
Un fascio di luce lo investì di colpo, e una figura alta e ammantata di nero gli comparve di fronte. L'ometto si sforzò di sorridere.
- Salve padre... lei fa assistenza qui?... È della Caritas?...
La figura si scoprì il capo, con un'espressione di profondo disprezzo sul volto affilato.
- Il mio nome è Nicolas Eymerich. Inquisitore. - sibilò.

- Inquisitore?... Cribbio, esistete ancora? - L'ometto forzò una risatina.- E poi dicono che la Chiesa non si rinnova! - si guardò attorno, come in cerca dell'applauso d'un pubblico invisibile.
- Padre, scusi la stranezza della domanda, ma potrebbe dirmi dove mi trovo?
- Esattamente dove meriti.
Il sorriso dell'ometto si trasformò in una smorfia.
- Senta padre, io non ho tempo...
Un colosso calvo e nerboruto sbucato dal nulla lo afferrò per il collo, e glielo chiuse in una sorta di collare rugginoso. Poi con uno strattone ne fissò la catena a un anello sul pavimento. L'ometto finì in ginocchio.
- Che cazzo fate? - strillò
Accanto all'inquisitore apparvero altri due domenicani.
L'ometto si sforzò di tirarsi su senza riuscirci. La catena era troppo corta anche per lui.
- Questa la pagate carissima, stronzi maniaci cattocomunisti di merda! Che cazzo vi illudete di fare? Cosa volete?
- 1816 - disse Eymerich.
- 1816 cosa?... Milioni?...
- Tessera n. 1816 - scandì Eymerich - loggia massonica P2 - tese il braccio e gli puntò contro l'indice – Il tuo marchio d'appartenenza alla setta. Adoratori di Satana per sete di potere.
- Satana?...
- Il vostro "Grande Architetto" - disse l'inquisitore, in tono sarcastico.
L'ometto si agitò, cercando di non strozzarsi col collare.
- Macché setta! Erano solo affari, io sono cattolico!... E poi da decenni non ho più alcun rapporto...
- Allora suppongo sia solo una coincidenza il fatto che, raggiunto il potere, tu abbia realizzato passo dopo passo tutti i loro piani architettonici – Eymerich tolse un documento dalle mani del domenicano alla sua destra, e lo mostrò all'ometto - È tutto qui, nero su bianco, fin dall'inizio: "Piano di Rinascita Democratica"
- Calunnie comuniste!... - gridò l'ometto. Poi s'accorse che, in risposta a un'occhiata dell'inquisitore, l'energumeno aveva impugnato delle grosse tenaglie.
- ...E se anche fosse vero?... - riprese, in tono conciliante - La Chiesa non ci ha rimesso niente, anzi ci ha guadagnato! Le scuole cattoliche sono piene di soldi, e le mie fiction Tv piene di santi! E la massoneria è piena di cardinali! Perché il Vaticano ce l'ha tanto con me? Ancora per colpa di quelle maledette puttane?...

L'inquisitore afferrò la catena dell'ometto, e con uno strattone violento lo mandò a sbattere la faccia sul pavimento.
- Non ho alcun interesse per le tue ripugnanti squallide fornicazioni – disse, con una smorfia di disgusto – non scambiarmi per uno dei tuoi soliti patetici avversari. E non mi importa neanche delle tue ruberie, non sono un gendarme che puoi comprare o uccidere - girò le spalle all'ometto, e aggiunse – In realtà, non mi interessi molto nemmeno tu, ma la macchinazione di cui sei un ingranaggio. Il più appariscente, non il più importante.
- Voi non siete del Vaticano, siete del KGB!... O di come si chiama adesso...
Eymerich si voltò con l'ombra d'un sorriso sarcastico.
- Il KGB?... Ma Putin non è il tuo migliore amico?...
L'ometto si tirò su per quanto glielo consentiva la catena.
- Esatto! E non è l'unico dei miei amici potenti! – disse, sforzandosi di suonare minaccioso.
Il sorriso accennato di Eymerich assunse l'aspetto d'un sottile ghigno lupesco.
- Bene, lo ammetti. È proprio di loro che intendo farti parlare.
Il colosso nerboruto infilò le tenaglie in un braciere, con un sinistro rumore di ferraglia.
- Prima la corda, Mastro Gombau – disse Eymerich – Rispettiamo la procedura. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo – poi aggiunse rivolto all'ometto - La tua profezia s'è avverata, resterai al tuo posto per sempre. Questo è il tuo posto.


(Alessandra Daniele, Carmilla)

sabato 17 ottobre 2009

Hanno la faccia come il culo/2

Chi ha una reputazione fa di tutto per conservarla: ma chi ne è sprovvisto non teme di perderla, dunque parte avvantaggiato. Perché può fare e dire tutte le porcate che vuole, tanto da lui ci si attende il peggio.

Prendete Gasparri, con rispetto parlando: continua a dire in tv che io vado in ferie a spese della mafia, ben sapendo che non è vero ma che nessun Vespa lo smentirà e nessuna Authority o Vigilanza interverrà.

Prendete il miglior premier degli ultimi 150 anni, il più perseguitato della Storia (più di Gesù, per dire), il più buono e giusto: siccome è anche l'editore più liberale dai tempi di Gutenberg, una delle sue tv fa pedinare con telecamera nascosta il giudice Mesiano, per dimostrare che è un tipo strano e sospetto (infatti porta calzini turchesi, fuma e aspetta il suo turno dal barbiere, invece di andare a puttane o frequentare papponi e spacciatori). Così tutti i giudici che si occupano di Berlusconi sanno quel che li aspetta se non fanno i bravi.

(Marco Travaglio)

mercoledì 14 ottobre 2009

★ Mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà

Sono le 18.14 del 7 ottobre quando l'ANSA batte la notizia: la Corte Costituzionale ha bocciato il Lodo Alfano.

In seconda serata, su RAI 1, va in onda "Porta a Porta": Bruno Vespa ospita in studio Rosy Bindi, Angelino Alfano, Riccardo Barenghi, Pier Ferdinando Casini e Roberto Castelli. Ovviamente si parla della sentenza appena emessa dalla Consulta e della sanzione comminata a Fininvest come risarcimento per i danni arrecati alla Cir.

La puntata è registrata, seppure la differita sia di poche ore. Non si capisce quindi come Silvio Berlusconi riesca a irrompere con la sua solita telefonata del cazzo perfettamente a tempo. A meno che, naturalmente, non lo abbia avvertito qualcuno o non stesse vedendo egli stesso la trasmissione in bassa frequenza.

Dopo due minuti e mezzo di monologo, il Presidente del Consiglio accusa il Presidente della Repubblica di non aver fatto pressioni sulla Corte Costituzionale, come se la separazione dei poteri fosse una chimera. A quelle parole Rosy Bindi manifesta il suo dissenso e Silvio Berlusconi le risponde testualmente: "Sento parlare la signora Rosy Bindi? È sempre più bella che intelligente la signora Rosy Bindi".
Il delirio prosegue per altri dieci minuti.

Le informazioni per conoscere a tutto tondo il fenomeno Berlusconi sono a disposizione di chiunque abbia la voglia e la pazienza di andarsele a cercare e a leggere, inutile stare a ripetere chi abbiamo di fronte. Anche se, a esser sinceri, stupisce per come sia capace di inventare ogni giorno una nuova dimensione del peggio.

Tolto lui dunque restano i presenti, che non si sono degnati di rispondere pubblicamente e con fermezza a tanta maleducazione. Vedendo e rivedendo il filmato della scena su YouTube, mi è venuta in mente la classificazione di Sciascia e mi sono chiesto se i cinque gentiluomini in studio appartenessero alla categoria dei mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo o quaquaraquà. A quella degli uomini no di certo.

sabato 10 ottobre 2009

La Giornata mondiale contro la pena di morte

Il 10 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro la pena di morte.

L'edizione di quest'anno è dedicata al percorso educativo verso l'abolizione della pena capitale: incoraggiando dibattiti e incontri nelle scuole, la
Coalizione mondiale per l'abolizione della pena di morte intende fornire a ragazze e ragazzi gli strumenti necessari alla riflessione su questa estrema violazione dei diritti umani.

Inoltre, in vista del ventesimo anniversario della Convenzione sui diritti dell'infanzia che ricorre il prossimo 20 novembre, viene lanciato un
appello pubblico ai quattro paesi che ancora oggi mettono a morte minorenni per fermare queste esecuzioni.

Arabia Saudita, Iran, Sudan e Yemen continuano a emettere ed eseguire condanne a morte nei confronti di persone che avevano meno di diciotto anni al momento del reato. In Iran sono messi a morte anche imputati minorenni al momento dell'esecuzione.

Tra l'inizio del 2007 e il giugno del 2009, in Arabia Saudita, Iran e Yemen,
Amnesty International ha documentato ventiquattro esecuzioni di persone che avevano meno di diciotto anni al momento del crimine per il quale sono state condannate.

Nel ventesimo anniversario della Convenzione sui diritti dell'infanzia e in occasione della settima Giornata mondiale contro la pena di morte, le autorità di Arabia Saudita, Iran, Sudan e Yemen sono richiamate a rispettare appieno e ad ottemperare agli impegni internazionali presi ponendo fine a tutte le esecuzioni di minorenni.

mercoledì 7 ottobre 2009

Articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

[7 ottobre 2009 18:14 - LODO ALFANO: CONSULTA LO BOCCIA
(ANSA) - ROMA, 7 OTT - La Consulta - secondo quanto appreso dall'ANSA - ha bocciato il 'lodo Alfano' per violazione dell'art.138 della Costituzione. Vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal 'lodo' per sospendere i processi nei confronti delle quattro piu' alte cariche dello Stato). Il 'lodo' e' stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza)]

domenica 4 ottobre 2009

★ De profundis

Roma, 29 settembre 2009, Camera dei Deputati
Si vota la pregiudiziale di costituzionalità del vergognoso Scudo Fiscale, ennesima porcata del governo Berlusconi.

Risultati:

  • Presenti: 485
  • Votanti: 482
  • Astenuti: 3
  • Maggioranza: 242
  • Contro lo scudo: 215
  • A favore dello scudo: 267.

Assenti nelle fila dell'opposizione: 69 [59 PD, 8 UDC, 2 IdV].

Lo Scudo Fiscale non viene affossato anche grazie a queste persone, tra cui Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e Dario Franceschini.

Sputtanati sulla prima pagina del "Il Fatto Quotidiano", alcuni dei deputati si stracciano le vesti e accampano scuse più o meno accettabili, più o meno verosimili.

Roma, 1 ottobre 2009, Camera dei Deputati
Incassato il via libera sulla pregiudiziale di costituzionalità, si vota il vergognoso Scudo Fiscale, ennesima porcata del governo Berlusconi.

Risultati:

  • Presenti: 522
  • Votanti: 520
  • Astenuti: 2
  • Maggioranza: 261
  • Contro lo scudo: 250
  • A favore dello scudo: 270.

Assenti nelle fila dell'opposizione: 33 [25 PD, 7 UDC, 1 IdV].

Lo Scudo Fiscale non viene affossato anche grazie a queste persone, tra cui Paola Binetti, Giuseppe Fioroni, Linda Lanzillotta e Giovanna Melandri.

Il 3 ottobre Concita De Gregorio - direttrice de l'Unità - ha scritto sul suo Blog:

"L'esito del voto dell'altro giorno in Aula è un danno terribile per la credibilità di cui il Pd gode fra i cittadini elettori, un danno che forse non tutti coloro che dovrebbero hanno valutato. Bisogna che lo facciano. Bisogna che non succeda mai più".

Bisogna che non succeda mai più? E chi gliela dà un'altra occasione al PD?

venerdì 2 ottobre 2009

Le spiego perché il problema è lei

Il mio problema è proprio lei, signor ministro. E non tanto, o non solo, perché ricopre una carica per la quale non ha la minima competenza, ma anzitutto e soprattutto per le innominabili motivazioni che hanno portato lei e la sua collega Mara Carfagna alla carica che ricoprite.

Come vede, gli elettori che votano il suo partito o la sua coalizione non c'entrano proprio nulla, perché non hanno eletto i ministri: c'entra invece la necessità etica di non collaborare con chi costituisce, nella Roma di oggi, l'analogo dei cavalli-senatori di Caligola nella Roma di ieri.

(Lettera aperta di Piergiorgio Odifreddi a Mariastella Gelmini)

martedì 29 settembre 2009

Fottuti

Foti parla di una trentina di navi affondate di fronte ai litorali del Tirreno e dello Ionio (ma la "Anni" fu colata a picco in Adriatico), approssimativamente da La Spezia a Crotone, con prevalenza sulle coste calabre. Quanta roba c'è dentro a quelle navi?

Senza pretendere di cercare il pelo nell'uovo, possiamo affermare che per quei lavori furono utilizzati mercantili di non grande stazza, diciamo intorno alle 5.000 tonnellate. La tonnellata di stazza, però, non coincide con la comune unità di misura per la massa, giacché corrisponde a 100 piedi cubici anglosassoni, 2,83 m3 i quali, considerando per semplicità la densità dell'acqua pari ad uno, corrispondono ad una massa di 2,83 tonnellate. Chi vorrà una dettagliata esposizione, la troverà qui.

È difficile fare una stima del carico trasportato, giacché non sappiamo se tutti gli spazi interni disponibili fossero stati utilizzati: il buon senso direbbe che, volendole usare come semplici cassonetti da affondare, le avessero riempite fino alla falchetta, ma non abbiamo prove.
Stiamo quindi bassi e conteniamo il carico a sole 3.000 tonnellate di peso: trenta navi – ma sono 180, secondo altre fonti, quelle disperse – fanno 90.000 tonnellate di materiali tossici disseminati in mare. Una montagna di robaccia.

Cosa ci può essere in quelle stive?

Non vorremmo che, in breve tempo, qualcuno rassicurasse: "Non ci sono scorie radioattive! Dormite sonni tranquilli!", poiché il problema diverrebbe meno grave per un'inezia. Quelle scorie, come ha affermato Foti, provenivano per la gran parte dalle industrie del Nord.

Quali sono gli scarti industriali che furono ritenuti così difficili da smaltire, al punto di rivolgersi ai mammasantissima?

  • Residui di verniciatura
  • Residui delle industrie galvaniche
  • Scarti dell'industria conciaria
  • Scarti dell'industria tessile e tintoria.
Fermiamoci qui, anche se le tipologie saranno probabilmente molte di più, perché basta ed avanza.

I prodotti versati in mare sono, a questo punto, tantissimi e si deve tener presente un secondo dato: queste sostanze sono a loro volta reattive. Quindi non possiamo sapere cos'abbiano generato dopo essere state immagazzinate alla rinfusa nei fusti, né le interazioni che possono essere intervenute – sono oramai decenni che sono in fondo al mare – con le strutture metalliche della nave e con l'ambiente marino (la salinità dell'acqua di mare, la pressione, ecc).

Insomma, là sotto c'è di tutto.

(Carlo Bertani, Fottuti)

venerdì 25 settembre 2009

I numeri della pena di morte nel 2008

Il 24 marzo 2009 Amnesty International ha pubblicato i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni nel 2008.

Tra il mese di gennaio e quello di dicembre:

  • almeno 2390 persone sono state messe a morte in 25 paesi: una media di SETTE persone OGNI GIORNO
  • almeno 8864 persone sono state condannate a morte in 52 paesi
  • cinque paesi hanno eseguito il 93% di tutte le esecuzioni nel mondo: Arabia Saudita, Cina, Iran, Pakistan e Stati Uniti
  • i metodi di esecuzione utilizzati sono stati decapitazione, lapidazione, impiccagione, iniezione letale, fucilazione ed elettrocuzione
  • ancora 59 paesi nel mondo mantengono in vigore la pena di morte
  • un solo paese in Europa continua a comminare ed eseguire sentenze capitali: la Bielorussia
  • l'Iran ha messo a morte otto minorenni, in flagrante violazione della legge internazionale.

mercoledì 23 settembre 2009

Dio e lo Stato

Dio appare, l'uomo si annienta; e più la Divinità si fa grande, più l'umanità diventa miserabile. Ecco la storia di tutte le religioni: ecco l'effetto di tutte le ispirazioni e di tutte le legislazioni divine. Nella storia, il nome di Dio è la terribile vera clava con la quale tutti gli uomini divinamente ispirati, i "grandi geni virtuosi", hanno abbattuto la libertà, la dignità, la ragione e la prosperità degli uomini.

Abbiamo avuto prima la caduta di Dio. Abbiamo ora una caduta che c'interessa assai più: quella dell'uomo, causata dalla sola apparizione di Dio o manifestazione sulla terra. Vedete dunque in quale orrore profondo si trovano i nostri cari ed illustri idealisti. Parlandoci di Dio, essi credono e vogliono elevarci, emanciparci, nobilitarci, ed al contrario ci schiacciano e ci avviliscono. Col nome di Dio, essi immaginano di poter edificare la fratellanza fra gli uomini, ed invece creano l'orgoglio e il disprezzo, seminano la discordia, l'odio, la guerra, fondano la schiavitù.

Perché con Dio vengono necessariamente i diversi gradi d'ispirazione divina; l'umanità si divide in uomini ispiratissimi, meno ispirati, non ispirati.
Tutti sono egualmente nulla davanti a Dio, è vero, ma confrontati, gli uni agli altri, alcuni sono più grandi degli altri; non solamente di fatto, ciò che non avrebbe importanza perché una ineguaglianza di fatto si perde da se stessa nella collettività quando non può afferrarsi ad alcuna finzione o istituzione legale; ma alcuni sono più grandi degli altri per volere del diritto divino dell'ispirazione: il che costituisce subito una ineguaglianza fissa, costante, pietrificata.
I più ispirati devono essere ascoltati ed obbediti dai meno ispirati e questi dai non ispirati.

Ecco il principio di autorità ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.

(Michail Bakunin, 1814-1876)

lunedì 21 settembre 2009

★ Vox populi

"Portace
portace
portace a mignotte
Berlusconi portace a mignotte!"

(Coro della Curva Sud in Grosseto-Roma, 13 agosto 2009)

sabato 19 settembre 2009

Romell Broom

Romell Broom, un uomo di 53 anni condannato a morte nel 1984 per l'assassinio a sfondo sessuale di una quattordicenne, avrebbe dovuto essere giustiziato martedì 15 settembre scorso. L'esecuzione è stata invece posticipata di una settimana.

Nel carcere di Lucasville (Ohio) i giustizieri hanno dovuto gettare la spugna dopo aver tentato invano, per due ore e mezzo, di infilargli nelle vene le siringhe per l'iniezione letale.

A un certo punto lo stesso Broom ha cercato di aiutare i suoi carnefici: ha spostato il braccio, ha chiuso il pugno e poi lo ha rilasciato, è rimasto pazientemente ad aspettare che lo uccidessero. Ma quando i tre boia hanno sbagliato per l'ennesima volta, e l'ago è schizzato fuori dalla vena, lui si è portato le mani agli occhi e ha cominciato a piangere.

Poco dopo hanno tentato di infilargli gli aghi nelle gambe. Mentre ci provavano, un funzionario della prigione dava pacche di incoraggiamento al condannato, che continuava a piangere fermo e in silenzio.

Il governatore dell'Ohio, Ted Strickland, sollecitato dall'avvocato difensore, ha deciso di posticipare l'esecuzione.

giovedì 17 settembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [06]

Nonostante l'assenza di statistiche ufficiali pubbliche esaustive, vi sono indicazioni che il numero di condanne a morte e di esecuzioni in Bielorussia, nel corso degli ultimi due decenni, sia diminuito. Mentre dal 1991 al 1998 sono state condannate a morte tra le venti e le quarantasette persone ogni anno, le condanne sono scese a tredici nel 1999 e si sono mantenute tra le quattro e le sette per anno fino al 2003.

Secondo il Ministero della Giustizia, fra il 2002 e il 2008 sono state condannate a morte ventisei persone: quattro nel 2002 e nel 2003, cinque nel 2004 e nel 2005, nove nel 2006, quattro nel 2007 e una sola nel primo semestre del 2008.
Stando a Oleg Alkaev, mentre egli era direttore del SIZO No. 1 a Minsk (dal dicembre 1996 al maggio 2001) sono state giustiziate 134 persone. Negli ultimi anni invece il numero delle esecuzioni sembra essere notevolmente diminuito: nel 2007 ci sono state notizie di una sola esecuzione, mentre nel 2008 ne sono state riportate quattro.

Nel corso di una conferenza stampa del 9 settembre 2008, il presidente della Corte Suprema ha dichiarato: "Le condanne a morte sono emesse molto di rado: di fatto abbiamo raggiunto una moratoria e siamo psicologicamente pronti per quando una decisione ufficiale in merito sarà presa dal Parlamento e dal Presidente". Tuttavia, nonostante questi passi e queste dichiarazioni incoraggianti, le autorità bielorusse non hanno compiuto alcun tentativo di avviare il processo di abolizione della pena di morte che richiederà riforme, cambiamenti di approccio e un ampio dibattito pubblico.

martedì 15 settembre 2009

★ Prima Scatola Cinese - L'incontro

- Ciao!
- Ehi, ciao! Come stai?
- Bene, tu?
- Tutto ok. Che fai da queste parti?
- Fuori programma lavorativo, con la scusa sono passata a salutare un po' di amici. Senti, lo so che non sono affari miei, ma a Giorgia dispiace che non vi sentite più.
- Ah. Beh, poteva pensarci prima. No?
- Oddio, non so. Non ti sembra di esagerare?
- No, sinceramente non mi sembra di esagerare. E comunque non mi interessa, sono così da quando ho quindici anni, figuriamoci con vent'anni di più e tanti cazzi che la metà basta.
- Mi sono intromessa già troppo e non voglio andare oltre, però fossi in te ci penserei.
- Scusa, ma cosa me ne entra in tasca? E poi non mi piace girare intorno alle cose, se vuole rintracciarmi sa come fare.
- Beh, magari ha paura che la mandi a quel paese...
- Chi, Giorgia? La super-donna-che-niente-e-nessuno-può-abbattere? Però devo dire che mi conosce bene, per lei ho sempre un vaffanculo pronto in tasca.
- Ha ragione allora.
- Senti, a guardare indietro mi sembra che alla fine funzionassimo solo a letto. Molti interessi in comune, come con altre del resto, ma la differenza l'ha fatta il sesso. E poi mi ha sempre stonato: io sono trasparente, se c'è da ridere rido, se c'è da piangere piango, lei invece ha quel sorriso perennemente stampato sulla faccia, mi trasmette un sacco di ipocrisia. E infatti è l'ennesima persona che parla, parla e poi niente fatti. Se la vedesse lei, problemi suoi.
- No, non vorrei avessi travisato, nessun problema. Però quello che ti entra in tasca non lo puoi sapere.
- Ci penserò. Ti saluto, vado a fumare.
- Bene, alla prossima.
- Alla prossima.

E mentre camminava verso l'uscita, con la sigaretta in una mano e l'accendino nell'altra, si chiese se ci sarebbe stata davvero una prossima.

[Chi vuole proseguire è il benvenuto]

domenica 13 settembre 2009

In difesa della scuola nazionale

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito.

Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?

Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.

Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.

L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

(Piero Calamandrei, Roma, 11 febbraio 1950)

sabato 12 settembre 2009

Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

(Salvatore Quasimodo, 1901-1968)

giovedì 10 settembre 2009

★ Teoria di Biti

La Teoria di Biti, nota anche come "Teoria del 30/70", oltre ad essere molto elegante descrive benissimo la realtà. Essa valuta l'influenza della sessualità all'interno di un rapporto di coppia e afferma che:

  • se una coppia a letto funziona allora il sesso, nell'economia complessiva del rapporto, pesa 30%
  • se una coppia a letto non funziona allora il sesso, nell'economia complessiva del rapporto, pesa 70%.

In pratica l'affinità sessuale può essere determinante per far scoppiare la coppia, ma raramente è di per sé un collante efficace. Amen.

martedì 8 settembre 2009

★ Fyodorll [NDT 07]

Nell'ottica di ricevere una ricompensa per il recupero della mandria, i PG seguono le tracce lasciate dai cavalli. Quando arrivano all'accampamento di Fyodorll sono stanchi e furibondi per tutto quello che è andato storto: sapendo da dove viene la mandria che l'elfa ha rinchiuso nel proprio recinto non si dimostrano molto ragionevoli. Fyodorll d'altro canto sa che i cavalli sono di dubbia provenienza, ma comunque li ha pagati, e i tre brutti ceffi che la accompagnano non sono neanche loro propensi a mollare l'osso. Insomma, dopo una breve trattativa scoppia il finimondo, ma alla fine i PG ne escono in piedi e si lasciano altri tre cadaveri alle spalle. Fyodorll invece viene catturata viva.

In qualche modo la compagnia riporta i cavalli a Sukiskyn, dove però viene travolta da una nuova sorpresa: durante una scorribanda - ancora ad opera dei goblin di Golthar - avvenuta nei giorni precedenti al campo dei taglialegna di Ilyakana, sono stati fatti molti prigionieri. Tra essi c'è Stephan Gorkov.

Nuovo cambio di programmi: i PG vanno alla ricerca delle tane dei goblin per liberare Stephan. Fyodorll, dopo un breve interrogatorio, viene rilasciata. Thiago abbandona la compagnia e si ritira nel tempio del suo maestro, per approfondire lo studio delle arti marziali.

domenica 6 settembre 2009

I diritti che non ci dicono di avere

Una decina di giorni fa ho pubblicato una breve inchiesta: Tele Vaticano. La storia è semplice: il trattato di Amsterdam obbliga gli stati membri ad appaltare il sistema di radiodiffusione pubblica imponendo il rispetto di alcuni criteri base:

  • il diritto dei cittadini all'informazione e alla diffusione della cultura
  • le esigenza democratiche, sociali e culturali della società.

Ogni stato membro si organizza come vuole, purché il servizio pubblico – da noi la RAI – rispetti questo orientamento, e purché ci sia un controllore terzo che verifica il rispetto delle regole - da noi l’AGCOM.

Così il Ministero delle Comunicazioni sigla un contratto triennale con la RAI, suddividendo l'attività radiotelevisiva in generi, tra i quali i primi due guarda caso sono proprio informazione e approfondimento, e stabilendo quanto spazio minimo vada dedicato nei palinsesti a trasmissioni che devono afferire a questi generi. Il controllore terzo – l'AGCOM – deve ricevere ogni sei mesi dalla RAI un rapporto dettagliato dei programmi trasmessi in ciascuna categoria. Si sommano i tempi, esclusi gli spot, le sigle, le interruzioni eccetera, e si calcola la percentuale.

Dal rapporto stilato per l'anno 2007, emerge con chiarezza che la categoria informazione di RAI1 è stata quasi interamente occupata da propaganda istituzionale/militare, mentre nella categoria approfondimento la Chiesa Cattolica ha dominato la programmazione per oltre due terzi. Da qui la proposta di ridenominare RAI1 in Tele Vaticano.

Non è una crociata anticlericale o anti-istituzionale: è la presa di coscienza del fatto che l'arte, la musica, la filosofia, la storia e tutte le branche del sapere umano, che rendono le persone più autonome e consapevoli di sé, della propria storia e dei propri diritti, non sono giudicati argomenti di approfondimento dall'azienda che gestisce il servizio pubblico. Viceversa gli speciali su Padre Pio, su San Francesco, la benedizione Urbi et Orbi, le Sante Messe, i discorsi del Papa, i concistori dei Cardinali e via di seguito in un elenco decisamente lunghetto sono tutto o quasi quello che secondo RAI1 merita di essere approfondito e divulgato per soddisfare le esigenze democratiche, sociali e culturali della società.

Siccome il servizio pubblico non informa i cittadini sui loro diritti, proprio e specialmente quelli democratici - forse perché toglierebbero spazio alle Sante Messe - il risultato, probabilmente voluto, è che nessuno sa più neppure come farli valere, questi diritti. Così si arriva al paradosso di avere una bella casa di proprietà – la democrazia – ma di non poterci abitare perché nessuno te ne dà l'indirizzo. Sappiamo che l'Italia probabilmente sta violando il trattato di Amsterdam, ne abbiamo le prove ma non sappiamo a chi dirlo, e questo proprio grazie al fatto che stiamo violando il trattato di Amsterdam, in base al quale qualcuno dovrebbe insegnarci ad essere cittadini consapevoli. Verrebbe quasi il sospetto che allo Stato italiano convenga di più avere credenti che non cittadini informati.

Così, visto che l'educazione civica a scuola non la insegnano più – perché, insegnano ancora qualcosa? –, e visto che la RAI preferisce istruirci sul Rito della Via Crucis, i cittadini disperati chiedono aiuto alla rete. I blogger fanno servizio pubblico, senza canone però: quello serve a pagare le nomine che il Premier si vanta di fare a casa sua. Per quanto riguarda gli altri... volete gingillarvi con questa fesseria della democrazia? Fate pure, basta che continuiate a pagare.

Se tra di voi ci sono fini granellini giuristi, costituzionalisti, esperti di qualsiasi cosa che torni utile a sollevare la questione, si facciano avanti e diano una risposta agli ammirevoli cittadini modello che hanno indirizzato la lettera seguente a me, a Ricca, a Grillo e ad alcune redazioni dei nostri quotidiani.
Fatelo tutti: rompete le palle. Fate sentire che non siete morti. Devono sapere che non molleremo mai.

(Claudio Messora - ByoBlu)

sabato 5 settembre 2009

Vittorio Feltri e una mandria di bufale

La prima patacca accertata è del 1990, ai tempi in cui Vittorio Feltri dirige "L’Europeo": un'intervista sul rapimento Moro a tale Davide, "carabiniere infiltrato nelle Br" che avrebbe fatto irruzione nel covo di via Montenevoso.
È un racconto "esplosivo" su presunti memoriali e audio di Moro dalla prigionia, con tanto di dettagli erotici sui brigatisti Franco Bonisoli e Nadia Mantovani sorpresi nudi a letto. Peccato che sia tutto falso, dalla prima all’ultima riga, e il "Davide" in questione non esista neppure.

Nasce così, quasi vent'anni fa, il fenomeno Feltri: un misto di bufale (come quella su Alceste Campanile "assassinato da Lotta Continua", mentre è stato ucciso da Avanguardia nazionale), rivalutazioni del fascismo ("Peccato che a scuola si continui a studiare la Resistenza") e linguaggio da bar (vale per tutti il titolo sul calcio negli Usa: "Agli uomini piace, alle donne no, ma i negri non lo sopportano", da cui si deduce che i "negri" non appartengono alla categoria né degli uomini né delle donne.

Nel '92 Feltri è contattato da Andrea Zanussi, editore de "L'indipendente", al quale spiega che il quotidiano "ha bisogno di una bella iniezione di merda". Detto, fatto. è il periodo di Mani Pulite e lui lo cavalca proponendo titoli come "Cieco, ma i soldi li vedeva benissimo", riferito a un presunto tangentista non vedente.

Segue un falso scoop sulla morte di Pinelli, un attacco a Indro Montanelli ("è arrivato il tuo 25 luglio"), e il linciaggio di Norberto Bobbio ("mandante morale dell'omicidio Calabresi"), più un po' di insulti alla Guardia di Finanza (che in quel periodo sta indagando sul Cavaliere).

Quasi inevitabile nel '94 la promozione al "Giornale", appena lasciato da Montanelli. Qui Feltri si fa riconoscere subito per i titoli farlocchi tra cui un mitico "La lebbra sbarca in Sicilia, contagiati a Messina quattro italiani" (vero niente). Notevole anche "Berlusconi vende la Fininvest", così come la patacca sui miliardi di Milosevic "trasportati in sacchi di juta dalla Serbia all'Italia".

Altrettanto sballate le accuse ai giudici Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio di essere soci in una cooperativa edilizia con Curtò e Ligresti. Non mancano nuove "inchieste" revisioniste sul fascismo, come quella sull'attentato di via Rasella corredata da una foto falsificata della testa di un bambino staccata dal tronco: la cosa arriverà alla Cassazione, che nell'agosto 2007 condannerà il direttore parlando di un "quadro di vere e proprie false affermazioni".

Avanti così, e nel '95 Feltri si inventa che "la scorta del presidente Scalfaro ha sparato a un elicottero dei pompieri" (ovviamente è il periodo dello scontro politico fra il Quirinale e Berlusconi).

Di due anni dopo è un'intervista taroccata a Francesco De Gregori contro il Pci, un pezzo per cui il cantante porta Feltri in tribunale ottenendone la condanna. Sempre nel '97 una nuova - più grave - patacca costa a Feltri il posto: è quella sul presunto "tesoro" di Antonio Di Pietro, cinque miliardi di lire che l'ex pm è accusato di aver preso da Francesco Pacini Battaglia. Dopo parecchie querele, alla fine è lo stesso direttore a dover ammettere che si tratta di "una bufala".

Segue per Feltri un periodo al "Borghese" e al gruppo Riffeser, fino alla fondazione di "Libero", dove chiama a scrivere il puparo di Calciopoli Luciano Moggi e l'ex agente del Sismi Renato "Betulla" Farina.

Per lanciarsi, il quotidiano ha bisogno di fuochi artificali: di qui la falsa notizia che un centro sociale milanese è un covo dell'Eta basca, di qui uno "scoop" su Donna Rachele titolato "Mussolini era cornuto". Poi arrivano le accuse trasversali a Sergio Cofferati per l'omicidio Biagi ("La Cgil indica i bersagli da colpire") e un altro falso scoop su Berlusconi ("Vuole lasciare la politica").

Ma non basta, e allora Feltri parla di pedofilia pubblicando cinque foto di preadolescenti nudi in pose inequivocabili (con conseguente radiazione dall'Ordine, poi tramutata in "censura"). Di questa fase resta però ai posteri soprattutto l'elegante prima pagina con un disegno di Prodi nudo a quattro zampe e con il sedere alzato, pronto a farsi sodomizzare da un tappo di champagne con la faccia di Berlusconi.

Richiamato in agosto al "Giornale", Feltri parte subito con la campagna più desiderata dal suo editore, puntando a tre obiettivi: intimidire i giornalisti non allineati (occhio che se critichi il premier ma poi paghi la colf in nero o non versi gli alimenti all’ex moglie, io lo scrivo in prima pagina); livellare tutti nel fango per provare che Berlusconi non è peggiore di chi lo attacca, in base al "così fan tutti" autoassolutorio; far fuori quanti nella Chiesa osano criticare il premier.

Così in poche settimane "il Giornale" diventa una fabbrica di linciaggi in serie: da Eugenio Scalfari a Enrico Mentana, da Gustavo Zagrebelsky a Concita De Gregorio, da Dino Boffo a Ezio Mauro, fino a Ted Kennedy e Gianni Agnelli (a Feltri infatti piace sparare anche sui morti).

A proposito: negli ultimi anni di vita, Indro Montanelli diceva che non riconosceva più il suo "Giornale", gli sembrava "un figlio drogato". Adesso pare entrato in un'overdose senza ritorno.

(Alessandro Gilioli)